Ospito con grande piacere ed onore il bellissimo e commovente (per intenditori) racconto dell'amico Michele Piatto.
Mi ha mandato il testo ieri sera... "Pubblicalo solo se ti piace!", mi ha scritto.
E' un racconto stupendo. Vedrete.
Godetevelo...
...parola per parola...
...sensazione per sensazione...
Eccolo.
La Cavalcata Carsica arriva alla fine del
calendario gregoriano, un po' dopo il San Martino della nostra memoria
agricola. Arriva quando le ultime foglie cadono, le giornate si accorciano, gli
animali vanno in letargo. Insomma, arriva quando il corpo avrebbe bisogno di
riposo, questo mi è chiaro. Ma il fascino della Cavalcata è sottile: c'è il
carso che amo e poi esprime una visione essenziale della corsa, non ci sono
pettorali, premi in denaro o in natura, uno corre per se stesso. Ci si slega
dalla materialità con un' attività prevalentemente fisica, 50 km su e giù per
il carso. Per cui, alla fine la cavalcata si fa, si fa con qualunque meteo.
È il mio terzo anno, ma questa volta è diverso, mi
sono posto un obiettivo che non è solo quello di arrivare alla fine.
Essenzialmente non voglio affrontare una corsa facile, ed in fondo, quello che
voglio non è correrne una difficile, ma voglio educarmi ad avere la capacità di
gestire al meglio una corsa difficile.
Il mio obiettivo è ambizioso ma non impossibile: chiuderla in meno di 5 ore, con il mio allenamento questo si può fare solo se mente e corpo sono connessi.
Il mio obiettivo è ambizioso ma non impossibile: chiuderla in meno di 5 ore, con il mio allenamento questo si può fare solo se mente e corpo sono connessi.
Michele e Andrea verso Pesek |
Sono le 7:30 ed a Pesek siamo in tanti ad
ascoltare gli ululati della bora. Guardo la compagnia, molti sono stravestiti,
qualcuno, come me, porta i pantaloni a mezza gamba, ma stranamente nessuno
veste i pantaloncini corti. Possibile che
il mondo abbia già terminato di fabbricare matti? No, è che fa veramente
freddo, ci sarà forse un grado e il vento soffia, soffia forte. Il sole è
ancora in Slovenia. Molti di quelli presenti correranno, molti sono anche gli
accompagnatori.
Tra una folata e l'altra sento una frase degli
eterni ragazzi che tengono i tempi, una frase semplice ma che scalda il cuore:
“El sol lo gavè in schena, se lo vedè difronte,
vol dir che gavè sbaià strada e
sé mejo che tornè indrio”
Mi piace, mi piace! Sembra di stare in famiglia, il
clima è freddissimo ma allo stesso tempo conviviale, fra amici sconosciuti.
Siamo in tanti, qualcuno della mia società, la
Fincantieri, poi Andrea con cui voglio condividere quanto posso della corsa e
Fabio, il nostro amico e accompagnatore e supporter.
Foto di gruppo prima della partenza: freddo freddo, cuore caldo caldo |
Le urla di incoraggiamento accompagnano il via.
Enrico parte a razzo, so che ce la metterà tutta, come sempre, poi quello che
verrà verrà. Io parto un po' più veloce del solito, ma non sparato, già alla
prima salita mescolo la camminata alla corsa. In breve arriviamo a Grozzana e
subito dopo sul Cocusso, la salita è tosta e non mi voglio bruciare, cammino.
Mi passano in molti, sarò almeno trentesimo. Poi si scollina e riparto a
correre e ritrovo Andrea. Il viaggio è lungo e si sta quasi sempre per boschi,
ma nei pochi attraversamenti urbani non manca mai chi ci incoraggia, è bello.
Mi incuriosisce un picchio che continua il suo lavoro incurante di noi, incurante di tutto. Controllo l'orologio, il ritmo da tenere è importante per non andare fuori giri e per sapere quando mangiare. Con me ho acqua, sali e delle marmellatine. Le ho scelte per gli ingredienti: solo frutta e zucchero, non mi avvelenano il motore, per cui ok. Ma le dosi sono sufficienti solo per arrivare a Fernetti, dove sappiamo che ci aspetta il nostro accompagnatore supporter, Fabio. E a Fernetti ci arriviamo con 2 minuti di anticipo sulla tabella prevista e purtroppo Fabio non c'è. Qualche contrattempo, evidentemente, ma adesso le cose si rendono più difficili. Il prossimo rifornimento è previsto a San Pelagio, tra altri 19 km. Ma so, che se non mangio adesso, cederò verso la fine. Andiamo avanti, corriamo, siamo qua per questo, ma devo razionare il cibo e quindi mi domando se sia meglio diminuire il ritmo o no. Invece, un imprevisto ancora, ma positivo: a Zolla sento una voce amica, è Matteo, pronto per la sua staffetta. Gli chiedo viveri, ha una bella borraccia con del Polase, ottimo, non dovevo disperare, gliene bevo mezza! Grazie Matteo, ti devo una birra.
Mi incuriosisce un picchio che continua il suo lavoro incurante di noi, incurante di tutto. Controllo l'orologio, il ritmo da tenere è importante per non andare fuori giri e per sapere quando mangiare. Con me ho acqua, sali e delle marmellatine. Le ho scelte per gli ingredienti: solo frutta e zucchero, non mi avvelenano il motore, per cui ok. Ma le dosi sono sufficienti solo per arrivare a Fernetti, dove sappiamo che ci aspetta il nostro accompagnatore supporter, Fabio. E a Fernetti ci arriviamo con 2 minuti di anticipo sulla tabella prevista e purtroppo Fabio non c'è. Qualche contrattempo, evidentemente, ma adesso le cose si rendono più difficili. Il prossimo rifornimento è previsto a San Pelagio, tra altri 19 km. Ma so, che se non mangio adesso, cederò verso la fine. Andiamo avanti, corriamo, siamo qua per questo, ma devo razionare il cibo e quindi mi domando se sia meglio diminuire il ritmo o no. Invece, un imprevisto ancora, ma positivo: a Zolla sento una voce amica, è Matteo, pronto per la sua staffetta. Gli chiedo viveri, ha una bella borraccia con del Polase, ottimo, non dovevo disperare, gliene bevo mezza! Grazie Matteo, ti devo una birra.
Ripartiamo, adesso è un bel girare. Il sole
illumina le carrarecce, i sentieri. La bora soffia forte, ma più che il freddo
è il rumore degli alberi piegati a sentirsi chiaro. Una luce intrigante e
fiabesca filtra tra le foglie.
Siamo al 25esimo km, controllo il corpo, il mio
corpo,
lo voglio sentire tutto.
É presente?
Una lezione di yoga mentre si
corre...
Le gambe sono a posto, stanche il giusto, i polmoni girano bene, il
cuore è regolare. Mi piace sentire il leggero soffio del respiro, mi fa sentire
più vivo. Forse amo la corsa per questo. Forse.
Sento che Andrea si sta staccando, devo aver aumentato il ritmo.
I pensieri corrono come le gambe.
Sento che Andrea si sta staccando, devo aver aumentato il ritmo.
I pensieri corrono come le gambe.
Collegamento
testa/mente, siamo collegati?
Sì?
Alle volte con la mente vorremmo che le
nostre gambe girino più veloci di quanto può il corpo, a volte il contrario.
Corsa come allenamento per la mente? Lo facciamo per noi? I km vanno avanti e
tra un sasso e l'altro, tra un sentiero in salita ed uno in discesa penso alla
corsa come palestra per la mente.
Alla fine è un atto egoistico. Ma nel senso
più puro del termine, un atto d'amore per se stessi. Poi si può farlo in
compagnia, e molte volte è meglio, ma alla fin fine è un gesto privato.
Al 35esimo arriviamo a San Pelagio, mi sento bene,
nessuna noia, ma dalla tabella che ho in testa sono 4 minuti in ritardo. Fabio
questa volta c'è e mi passa i sali e le marmellatine.
Michele arriva a San Pelagio |
Andrea arriva a San Pelagio |
É una gioia vedere anche
il padre di Andrea e Marco "lo scienziato". Marco è una persona che non si può che essere felici di vedere. È
sempre positivo. Riparto, ma so che se tengo questo ritmo non ce la posso fare
ad arrivare sulle 5h, per cui accelero, non ho scelta. Riprendo quanti mi
avevano passato durante la sosta e mi faccio due conti, oramai mancano 12 km,
ma la stanchezza comincia a farsi un po' sentire. Mi domando allora se devo
ascoltare il corpo che mi dice di rallentare, di camminare in salita o meno.
Penso a chi arriverà primo
e so che lo farà perchè si è sacrificato più degli altri,
e so che lo farà perchè si è sacrificato più degli altri,
perchè lo vuole!
Io non posso ambire ad arrivare primo ma voglio vedere
se posso fare questa cosa con impegno, se posso arrivare sulle 5h, lo voglio?
Voglio raggiungere il mio obiettivo? Non posso correre questi 12 km che mancano
domani, non posso farlo quando le gambe sono riposate, quando mi farà più
comodo, quando sarà facile.
No, se voglio questa cosa, devo farlo adesso,
per
cui, devo stringere i denti e andare avanti...
La mente lo vuole.
Il corpo? È
stanco, ma quanto stanco?
Riesco a tenere 12 km con questo ritmo?
Si, sento di
si, per cui scalo marcia e aumento.
Le gambe non girano bene come mi piacerebbe
ma vanno. C'è l'Ermada, la fortezza, casa di soldati. Mille pensieri. C'è una
salita, ma è chiaro che non posso mollare. Durante la discesa dell'oleodotto
sento un paio di crampi, non adesso, non adesso che Jamiano è lì...! rallento
un pelo, bevo un po'.
Medeazza, cento memorie di guerra mi saltano in
mente, ma questa è un'altra storia. Mancano meno di 4 km e il crono è sulle 4h
e 35, ce la posso fare, trovo un compagno di avventura che cammina e mancano
solo 2 km, mi secca passarlo adesso, lo incoraggio, ma si vede che è cotto.
Vado avanti, oramai questi sentieri li conosco e non devo fermarmi a
controllare la via, devo correre.
Spengo la mente. "Corri Michele, corri!!!"
CORRO!
Arrivo?
ARRIVO!!!
Crono a 4h 55m, lo volevo, con la mente, con il
corpo.
Una sfida immateriale con me stesso, per me stesso. Sono felice, sono
soddisfatto come se avessi vinto...
...perchè alla fin fine...
...HO VINTO.
Percorso
Altimetria